14 luglio, 2008

La Siracusa di Jean Houel





immagine: J. Houel - visione delle latomie di Siracusa



Jean houel è uno dei celebri viaggiatori europei che nel '700-'800 compirono il cossiddetto GRAND TOUR, viaggio tra il culturale ed il pittoresco sulle tracce delle civiltà dell'antichità classica.Houel ci ha lasciato un prezioso diario, ancor oggi fondamentale riferimento per gli studiosi dell'epoca, più un gran numero di dipinti che ci danno un'idea di cio che erano a quel tempo le grandi città della Sicilia Greca.

Dai diari di viaggio di Jean Houel:


Orecchio di Dionisio
Ho molto ammirato, nel visitare la grotta, l'arte con cui è stata creata, e ugualmente ho ammirato quelle vicine […]. Si nota dalle pareti il modo regolare e preciso con cui la pietra è stata cavata, uno strato dopo l'altro, ad uguali altezze e sempre ben livellati. Questo metodo è regolarmente seguito dappertutto: e dimostra che presso questo popolo, in quei secoli in cui fiorivano le arti, tutto, fino alle più piccole cose, veniva eseguito con la massima cura e con la più rigorosa esattezza.

Il Teatro greco
Benché distrutto dal tempo e dalla barbarie, questo monumento presenta ancora una bellezza capace di parlare al cuore degli uomini. Se si esamina la sua forma generale in tutti i suoi particolari e si contemplano i resti maestosi che rivelano il loro disegno primitivo, tutto ci affascina, tutto parla agli occhi e allo spirito con un linguaggio muto e al tempo stesso eloquente; tutto rivela il grande genio dell'architetto. Egli fu tanto ardito che osò rinunciare all'arte della costruzione, arte i cui prodotti, per quanto solidi, sono sempre soggetti alla consumazione del tempo. Questo architetto pensò invece che sarebbe stato più facile, più immediato, più sicuro, per trasmettere un monumento ai posteri, tagliarlo direttamente nella pietra; ed egli se lo rappresentò nel seno di questa roccia, come uno scultore vede la statua nel blocco di marmo da cui la tirerà fuori. Ebbe bisogno, dunque, per realizzare la sua grande idea, di liberarla dalle rocce che la imprigionavano. Egli le asportò come elementi superflui; aiutò, per così dire, la natura a partorire questo miracolo dell'arte. Sembrava che egli l'avesse trovato - questo teatro - già formato nel suo seno, pronto per essere esposto all'ammirazione degli uomini; sembrava che egli, depositario del suo segreto, le avesse solo dato una mano per aiutarla a dare alla luce la sua creatura. È questo pressappoco il ruolo degli uomini nell'esecuzione dei loro più grandi progetti; essi non fanno altro che modificare le opere della natura; ed è solo lasciando alla natura il ruolo più importante nell'attuazione delle loro opere che queste si mostrano più belle e più durevoli nel tempo.

Cerimonie del Corpus Domini
Arrivai a Siracusa alla fine del mese di maggio, periodo in cui si dà inizio ai preparativi del Corpus Domini. Questa solennità è importante non solo per le processioni del Santissimo Sacramento che durano otto giorni, ma soprattutto per le feste chiassose che vi celebrano le due confraternite che sono rispettivamente sotto la protezione del Santo Spirito e di San Filippo. Non c'è abitante di Siracusa che non faccia parte di una di queste due confraternite. Né il sesso né la condizione sociale può dispensarlo; e perfino gli stranieri che si stabiliscono in questa città sono costretti ad iscriversi ad una delle due; si ha solo la libertà della scelta, ma colui che avesse l'ardire di restarne al di fuori, le avrebbe subito tutt'e due contro e sarebbe costretto ad abbandonare Siracusa; e forse persino la sua vita sarebbe in pericolo.Non avevo la minima idea dell'esistenza di questi sodalizi; perciò un mattino fui molto stupito di incontrare per strada magistrati e ufficiali miei conoscenti, che camminavano in fila con una corda al collo, una corona di spine sulla testa, un cero in mano, facendo di tanto in tanto smorfie e contorsioni. Mi avvicinai e riconobbi fra loro un francese, dal quale ero stato invitato a pranzo. Mi diede un'occhiata e girò la testa con un'espressione così contrita che ebbi voglia di ridere, ma me ne astenni perché non capivo il significato di ciò che vedevo. Mi recai da lui all'ora del desinare: attrici e cortigiane si trovavano nel suo salotto decorato con oggetti di un lusso profano. Quando accennai alla scena del mattino, il mio ospite si mise a ridere e mi disse: "Bisogna farlo; anche voi se voleste stabilirvi qui sareste costretto a far parte di una di queste confraternite"; e aggiunse: "questo non ci impedisce di divertirci, vedete queste signore; ma ora pranziamo, essere buoni confratelli non ci proibisce di essere altrettanto buoni e allegri commensali".Queste confraternite si contendono continuamente il primato della devozione e spesso i confratelli meno devoti sono proprio quelli che dimostrano più ardore e si abbandonano alle manifestazioni più strane. Ma esse raddoppiano la loro attività nel periodo dell'ottava del Corpus Domini; allora si alternano a gara in marce trionfali e grandiosi spettacoli pirotecnici fragorosissimi. Per rendere più solenne la festa, si innalza sulla piazza della Cattedrale una costruzione che deve rappresentare un grande edificio; è il punto centrale dove arrivano e da cui si muovono tutti i personaggi che prendono parte a queste feste e debbono realizzare diverse scene che si susseguono durante parecchi giorni. Le confraternite partecipano a questi giochi seguendo i loro rispettivi schemi convenzionali. Queste scene, coordinate di attimo in attimo, si chiudono con un colpo da maestro che pone fine ai festeggiamenti. Tutte le feste alle quali ho assistito nelle diverse città della Sicilia mi hanno dimostrato che questo popolo ama lo spettacolo in modo sfrenato e quest'amore ci spiega perché nel periodo di maggiore splendore delle belle arti i loro antenati abbiano costruito tanti teatri, circhi, anfiteatri, naumachie, ippodromi così belli, regolari ed ampi.Quasi tutti i confratelli partecipano ai preparativi della festa con un'attenzione e uno zelo veramente stupefacenti: vi impegnano tutta la loro capacità e tutta la loro intelligenza; e nonostante il fracasso della folla, malgrado l'apparente confusione che regna, si rimane stupiti per l'enorme lavoro svolto in così breve tempo. Questa attività, nata dalla devozione, è frutto dell'entusiamo e ci mostra cosa sarebbe in grado di fare questo popolo se le sue passioni fossero guidate e rivolte verso mete più utili. Tutto questo sforzo è perduto in varie decorazioni che si distruggono ogni anno, si rinnovano periodicamente per distruggersi di nuovo. Lo zelo ardente che anima i confratelli del Santo Spirito e di San Filippo è ingigantito dall'emulazione che li spinge a superarsi l'un l'altro. Lo spirito di parte accresce le forze naturali già esaltate dalla devozione: ognuno è persuaso che niente è impossibile e in realtà il loro operato supera ogni immaginazione, e la gloria di tanto successo va tutta in onore del santo sotto il cui stendardo si marcia.

Articolo tratto da : http://edizioniedessae.forumcommunity.net/?t=4439026

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