20 luglio, 2008

Bossi attacca i docenti del Sud

E' di pochi giorni fa l'ultima rilevazione del Ministero su precari e supplenti.
Solo la "grande migrazione" permette di coprire le esigenze del Centro-Nord, ma...


Bossi attacca gli insegnanti del Sud ma senza di loro la scuola "del Nord" non potrebbe neppure funzionare. Basta guardare gli ultimi numeri pubblicati dal ministero dell'Istruzione proprio pochissimi giorni fa sui precari per rendersene conto. Questa mattina, al congresso della Liga Veneta-Lega Nord, la provocazione di Bossi. Prima chiede la riforma del federalismo e successivamente invoca quella della scuola prendendo a pesci in faccia gli insegnanti meridionali. E' ora di dire basta "al far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord", dice il leader lumbard che spiega: "Un nostro ragazzo è stato 'bastonato' agli esami perché aveva portato una tesina su Carlo Cattaneo". Poi chiama al suo fianco la parlamentare leghista, Paola Goisis, della commissione Cultura della Camera, che rincara la dose: "Gli studenti italiani sanno tutti i sette re di Roma ma non sanno neppure un nome di un doge della Repubblica Serenissima". Quanti siano i docenti meridionali di ruolo che attualmente insegnano al Nord non si sa ed è difficile calcolarlo. Ma dall'ultima pubblicazione sulle graduatorie dei precari (Graduatorie ad esaurimento) si sa che 29 mila docenti "residenti in province meridionali" hanno optato per graduatorie provinciali di città "del Centro-Nord", che in tutto contano 70 mila precari. Al Sud i numeri sono completamente diversi: 160 mila iscritti nelle graduatorie dei precari su un totale di 230 mila disposti a lavorare come supplenti. Di contro, gli iscritti in graduatorie del Sud residenti in province settentrionali sono appena 412.
Senza i 29 mila "terroni" alla ricerca di un posto di lavoro, anche precario, al Centro-Nord rimarrebbero appena 41 mila docenti con le carte in regola (forniti cioè di abilitazione all'insegnamento tramite concorso o appena usciti da una Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario) per andare in cattedra e coprire i posti vacanti o momentaneamente liberi per assenza del titolare. Delle 25 mila assunzioni varate dal governo Berlusconi, 17 mila andranno alle regioni del Nord. Secondo fonti ministeriali, il prossimo settembre rimarranno vacanti al Nord più di 30 mila cattedre che i 41mila prof "del Nord" farebbero fatica a coprire. Perché occorre trovare docenti per le 78 mila supplenze conferite solo al Centro-Nord nel 2007/2008. Come farebbe la scuola nelle regioni settentrionali senza i vilipesi docenti meridionali? Gli studenti delle scuole settentrionali si dovrebbero "accontentare" di seguire le lezioni impartite da neolaureati o studenti universitari, senza nessuna esperienza ma di "nascita garantita", che con la scuola e l'insegnamento non hanno mai avuto a che fare.
Fonte: articolo di Salvo Intravaia da http://www.repubblica.it/

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14 luglio, 2008

La Siracusa di Jean Houel





immagine: J. Houel - visione delle latomie di Siracusa



Jean houel è uno dei celebri viaggiatori europei che nel '700-'800 compirono il cossiddetto GRAND TOUR, viaggio tra il culturale ed il pittoresco sulle tracce delle civiltà dell'antichità classica.Houel ci ha lasciato un prezioso diario, ancor oggi fondamentale riferimento per gli studiosi dell'epoca, più un gran numero di dipinti che ci danno un'idea di cio che erano a quel tempo le grandi città della Sicilia Greca.

Dai diari di viaggio di Jean Houel:


Orecchio di Dionisio
Ho molto ammirato, nel visitare la grotta, l'arte con cui è stata creata, e ugualmente ho ammirato quelle vicine […]. Si nota dalle pareti il modo regolare e preciso con cui la pietra è stata cavata, uno strato dopo l'altro, ad uguali altezze e sempre ben livellati. Questo metodo è regolarmente seguito dappertutto: e dimostra che presso questo popolo, in quei secoli in cui fiorivano le arti, tutto, fino alle più piccole cose, veniva eseguito con la massima cura e con la più rigorosa esattezza.

Il Teatro greco
Benché distrutto dal tempo e dalla barbarie, questo monumento presenta ancora una bellezza capace di parlare al cuore degli uomini. Se si esamina la sua forma generale in tutti i suoi particolari e si contemplano i resti maestosi che rivelano il loro disegno primitivo, tutto ci affascina, tutto parla agli occhi e allo spirito con un linguaggio muto e al tempo stesso eloquente; tutto rivela il grande genio dell'architetto. Egli fu tanto ardito che osò rinunciare all'arte della costruzione, arte i cui prodotti, per quanto solidi, sono sempre soggetti alla consumazione del tempo. Questo architetto pensò invece che sarebbe stato più facile, più immediato, più sicuro, per trasmettere un monumento ai posteri, tagliarlo direttamente nella pietra; ed egli se lo rappresentò nel seno di questa roccia, come uno scultore vede la statua nel blocco di marmo da cui la tirerà fuori. Ebbe bisogno, dunque, per realizzare la sua grande idea, di liberarla dalle rocce che la imprigionavano. Egli le asportò come elementi superflui; aiutò, per così dire, la natura a partorire questo miracolo dell'arte. Sembrava che egli l'avesse trovato - questo teatro - già formato nel suo seno, pronto per essere esposto all'ammirazione degli uomini; sembrava che egli, depositario del suo segreto, le avesse solo dato una mano per aiutarla a dare alla luce la sua creatura. È questo pressappoco il ruolo degli uomini nell'esecuzione dei loro più grandi progetti; essi non fanno altro che modificare le opere della natura; ed è solo lasciando alla natura il ruolo più importante nell'attuazione delle loro opere che queste si mostrano più belle e più durevoli nel tempo.

Cerimonie del Corpus Domini
Arrivai a Siracusa alla fine del mese di maggio, periodo in cui si dà inizio ai preparativi del Corpus Domini. Questa solennità è importante non solo per le processioni del Santissimo Sacramento che durano otto giorni, ma soprattutto per le feste chiassose che vi celebrano le due confraternite che sono rispettivamente sotto la protezione del Santo Spirito e di San Filippo. Non c'è abitante di Siracusa che non faccia parte di una di queste due confraternite. Né il sesso né la condizione sociale può dispensarlo; e perfino gli stranieri che si stabiliscono in questa città sono costretti ad iscriversi ad una delle due; si ha solo la libertà della scelta, ma colui che avesse l'ardire di restarne al di fuori, le avrebbe subito tutt'e due contro e sarebbe costretto ad abbandonare Siracusa; e forse persino la sua vita sarebbe in pericolo.Non avevo la minima idea dell'esistenza di questi sodalizi; perciò un mattino fui molto stupito di incontrare per strada magistrati e ufficiali miei conoscenti, che camminavano in fila con una corda al collo, una corona di spine sulla testa, un cero in mano, facendo di tanto in tanto smorfie e contorsioni. Mi avvicinai e riconobbi fra loro un francese, dal quale ero stato invitato a pranzo. Mi diede un'occhiata e girò la testa con un'espressione così contrita che ebbi voglia di ridere, ma me ne astenni perché non capivo il significato di ciò che vedevo. Mi recai da lui all'ora del desinare: attrici e cortigiane si trovavano nel suo salotto decorato con oggetti di un lusso profano. Quando accennai alla scena del mattino, il mio ospite si mise a ridere e mi disse: "Bisogna farlo; anche voi se voleste stabilirvi qui sareste costretto a far parte di una di queste confraternite"; e aggiunse: "questo non ci impedisce di divertirci, vedete queste signore; ma ora pranziamo, essere buoni confratelli non ci proibisce di essere altrettanto buoni e allegri commensali".Queste confraternite si contendono continuamente il primato della devozione e spesso i confratelli meno devoti sono proprio quelli che dimostrano più ardore e si abbandonano alle manifestazioni più strane. Ma esse raddoppiano la loro attività nel periodo dell'ottava del Corpus Domini; allora si alternano a gara in marce trionfali e grandiosi spettacoli pirotecnici fragorosissimi. Per rendere più solenne la festa, si innalza sulla piazza della Cattedrale una costruzione che deve rappresentare un grande edificio; è il punto centrale dove arrivano e da cui si muovono tutti i personaggi che prendono parte a queste feste e debbono realizzare diverse scene che si susseguono durante parecchi giorni. Le confraternite partecipano a questi giochi seguendo i loro rispettivi schemi convenzionali. Queste scene, coordinate di attimo in attimo, si chiudono con un colpo da maestro che pone fine ai festeggiamenti. Tutte le feste alle quali ho assistito nelle diverse città della Sicilia mi hanno dimostrato che questo popolo ama lo spettacolo in modo sfrenato e quest'amore ci spiega perché nel periodo di maggiore splendore delle belle arti i loro antenati abbiano costruito tanti teatri, circhi, anfiteatri, naumachie, ippodromi così belli, regolari ed ampi.Quasi tutti i confratelli partecipano ai preparativi della festa con un'attenzione e uno zelo veramente stupefacenti: vi impegnano tutta la loro capacità e tutta la loro intelligenza; e nonostante il fracasso della folla, malgrado l'apparente confusione che regna, si rimane stupiti per l'enorme lavoro svolto in così breve tempo. Questa attività, nata dalla devozione, è frutto dell'entusiamo e ci mostra cosa sarebbe in grado di fare questo popolo se le sue passioni fossero guidate e rivolte verso mete più utili. Tutto questo sforzo è perduto in varie decorazioni che si distruggono ogni anno, si rinnovano periodicamente per distruggersi di nuovo. Lo zelo ardente che anima i confratelli del Santo Spirito e di San Filippo è ingigantito dall'emulazione che li spinge a superarsi l'un l'altro. Lo spirito di parte accresce le forze naturali già esaltate dalla devozione: ognuno è persuaso che niente è impossibile e in realtà il loro operato supera ogni immaginazione, e la gloria di tanto successo va tutta in onore del santo sotto il cui stendardo si marcia.

Articolo tratto da : http://edizioniedessae.forumcommunity.net/?t=4439026

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09 luglio, 2008

Dalla prefazione di Bent Parodi Di Belsito al libro di Vincenzo Licitra :"Les Penseés d'un Chevalier"

Bent Parodi di Belsito immagine tratta dal sito: www.fondazione piccolo.it


Il volume è accompagnato dalla prefazione del giornalista e scrittore nonché ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia Bent Parodi di Belsito, nonchè relatore della serata. ….” Certo quella del “cavaliere” oggi può sembrare un’immagine fuori dal tempo, o, almeno, fuori dal nostro, di tempo, e certamente ad un pubblico non avvezzo ai temi dell’esoterismo può evocare immagini di battaglie e di accessori ad essa attinenti, ma per chi ama nutrirsi di simboli e per chi cerca la luce, il cavaliere non fu solo questo, anzi non fu “soprattutto” questo. Il cavaliere è ben altra figura, una figura che potrebbe, ma oso pensare dovrebbe, essere riesumata ed eretta a simbolo di virtù e di ricerca interiore, di ricerca della verità. Infatti, cos’era un cavaliere, sia nella concezione eroica che fu di Artù e del ciclo (siclo, tassa per entrare nel Tempio, siculo, sikelia, sikel, sigillo, sessualità, sacco) della Tavola Rotonda, ma che fu anche nella concezione dei Cavalieri dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme, meglio conosciuti come i Templari, che fu anche per i “Fedeli d’Amore” tra i quali possiamo citare nomi certo non di poco conto come Dante Alighieri, se non una maniera di essere? Una maniera di vivere, quindi, di improntare le proprie azioni, la propria quotidianità, al fine di raggiungere uno stato ideale che consentisse all’operante (operaio) di vedere la luce, la luce ovviamente non intesa come la luce del sole, ma quella luce che brilla all’improvviso dentro di noi, come bene descrive poeticamente Apuleio di Madaura quando parla di Lucio, restituito da Iside alle sue fattezze umane dopo averne mangiate le rose, e ci consenta di “scoprire” e quindi di conoscere se stessi; infatti, come ben recita il motto scolpito sul frontone del tempio di Deli, “Novi te ipsum”, è attraverso la conoscenza di se stessi e in se stessi che la luce si “rivela” in un istante che cambia radicalmente e per sempre la vita”.

Fonte:www.edizioniedessae.com

EVENTI :Cavalleria Ideale al Monastero del Ritiro

La copertina del Libro di V.Licitra


Siracusa 21/05/2008 : Oltre un centinaio di persone hanno riempito la sala del Monastero del Ritiro la sera di mercoledì 21 per assistere alla presentazione del libro "Les penseés d'un Chevalier", scritto dal giovanissimo Vincenzo Licitra e magistralmente presentato dal saggista e giornalista Bent Parodi di Belsito. Dopo l'introduzione alla serata, fatta dall' arch. Sebastiano Monieri, presidente dell'Associazione culturale Stoà di Siracusa che ha illustrato come come la "cavalleria" oggetto del libro non fosse quella del sangue e dei tornei, bensì quella ideale, ovvero della "doppia spada" teorizzata da Bernardo di Chiaravalle (una spada per simboleggiare la lotta contro il male del mondo, l'altra per la lotta contro il male che ogni uomo ha in sè), è intervenuto il ventiduenne Licitra, che, con grande maturità, ha esposto la sua concezione di cavaliere ideale, volto primariamente alla conoscenza del suo io più profondo, al fine di superarne tutte le contraddizioni, per poi proiettarsi nel mondo, libero da pregiudizi, ed in grado di agire per il bene dell'Umanità, e di come tutte queste considerazioni si siano riversate nel libro presentato. La parola è poi passata a Bent Parodi che, partendo dal poema indù Mahābhārata, passando con scioltezza per la religiosità egizia ed approdando all'epopea arturiana ed al templarismo, ha avvinto Per quasi un'ora i partecipanti alla serata in un puntuale e stupefacente viaggio alle origini del mito della cavalleria; mito che si è andato via via definendo come un viaggio alla ricerca della parte migliore dell'animo umano, rappresentato idealmente nel Graal o nelle figure femminili della Beatrice di Dante e della Laura del Petrarca. La serata si è infine conclusa tra gli applausi dopo alcuni interventi da parte del pubblico