30 novembre, 2008

Virgilio descrive l'isola di Ortigia





Virgilio, nell'Eneide descrive così Ortigia:


“Giace della Sicania al golfo avanti

un’isoletta che a Plemmirio ondoso

è posta incontro, e dagli antichi è detta

per nome Ortigia. A quest’isola è fama,

che per vie sotto il mare il greco Alfeo

vien, da Doride intatto, infin d’Arcadia

per bocca d’Aretusa a mescolarsi

con l’onde di Sicilia. E qui del loco

venerammo i gran numi; indi varcammo

del paludoso Eloro i campi opimi”.

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22 novembre, 2008

Archimede di Siracusa


Come non parlare del piu' grande genio di tutti i tempi?
Archimede di Siracusa (in greco Ἀρχιμήδης; Siracusa, circa 287 a.C. – Siracusa, 212 a.C.) è stato un matematico, astronomo, fisico e inventore greco antico. È stato uno dei massimi scienziati della storia.
Si hanno pochi dati certi sulla vita di Archimede. Tutte le fonti concordano sul fatto che fosse siracusano e che sia stato ucciso durante il sacco di Siracusa del 212 a.C. Tra le poche altre notizie certe vi è inoltre quella, tramandata da Diodoro Siculo, che abbia trascorso un soggiorno in Egitto, e che ad Alessandria d'Egitto strinse amicizia con il matematico e astronomo Conone di Samo, come si evince dal rimpianto per la sua morte espresso in alcune opere. Tornato a Siracusa, tenne corrispondenza con vari scienziati di Alessandria, tra i quali Dositeo ed Eratostene, al quale dedicò il trattato Il metodo e rivolse il problema dei buoi del sole.
Secondo Plutarco era imparentato col monarca Gerone II, tesi controversa che trova comunque riscontro nella stretta amicizia e stima che, anche secondo altri autori, li legava. La data di nascita non è certa. Viene di solito accettata quella del 287 a.C., sulla base dell'informazione, riferita dall'erudito bizantino Giovanni Tzetzes, che fosse morto all'età di settantacinque anni.Non si sa però se Tzetzes si basasse su fonti attendibili ora perdute o avesse solo tentato di quantificare il dato, riportato da vari autori, che Archimede fosse vecchio al momento dell'uccisione. L'ipotesi che fosse figlio di un astronomo siracusano di nome Fidia (altrimenti sconosciuto) è basata sulla ricostruzione del filologo Friedrich Blass di una frase di Archimede, contenuta nell'Arenario, che nei manoscritti era giunta corrotta e priva di senso.Se questa ipotesi fosse corretta, si può pensare che abbia ereditato dal padre l'amore per le scienze esatte.

Dalle opere conservate e dalle testimonianze si sa che si occupò di tutte le branche delle scienze matematiche a lui contemporanee (aritmetica, geometria piana e geometria solida, meccanica, ottica, idrostatica, astronomia ecc.) e di varie applicazioni tecnologiche.

Polibio, Tito Livio e Plutarco riferiscono che durante la seconda guerra punica, su richiesta di Gerone II, si dedicò (a detta di Plutarco con minore entusiasmo ma secondo tutti gli autori con non minori successi) alla realizzazione di macchine belliche che potessero aiutare la sua città a difendersi dall'attacco di Roma. Plutarco racconta che, contro le legioni e la potente flotta di Roma, Siracusa non disponeva che di poche migliaia di uomini e del genio di un vecchio; le macchine di Archimede avrebbero scagliato massi ciclopici e una tempesta di ferro contro le sessanta imponenti quinquereme di Marco Claudio Marcello. Nel 212 a.C. fu ucciso durante il sacco della città.

Nell'immaginario collettivo il ricordo di Archimede è indissolubilmente legato a due aneddoti leggendari. Vitruvio racconta che avrebbe iniziato ad occuparsi di idrostatica perché il sovrano Gerone II gli aveva chiesto di determinare se una corona fosse stata realizzata con oro puro oppure utilizzando all'interno altri metalli. Egli avrebbe scoperto come risolvere il problema mentre faceva un bagno, notando che immergendosi provocava un innalzamento del livello dell'acqua. Questa osservazione l'avrebbe reso così felice che sarebbe uscito nudo dall'acqua esclamando "εὕρηκα" (héureka!, ho trovato!). Se non si avesse il trattato Sui corpi galleggianti non si potrebbe dedurre il livello dell'idrostatica archimedea dal racconto vitruviano.
Due celebri aneddoti:
Un altro detto attribuito ad Archimede che ha avuto altrettanta fortuna è connesso al suo interesse per la costruzione di macchine capaci di spostare grandi pesi con piccole forze. Secondo una storia tramandata da Pappo di Alessandria e Simplicio, lo scienziato, entusiasmatosi per le possibilità offerte dalla nuova meccanica, avrebbe esclamato «datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo».

« Ad un tratto entrò nella stanza un soldato e gli ordinò di andare con lui da Marcello. Archimede rispose che sarebbe andato dopo aver risolto il problema e messa in ordine la dimostrazione. Il soldato si adirò, sguainò la spada e lo uccise. »
La leggenda ha tramandato ai posteri anche le ultime parole di Archimede, rivolte al soldato romano che stava per ucciderlo: «noli, obsecro, istum disturbare» (non rovinare, ti prego questo disegno).

Plutarco, dal canto suo, narra tre differenti versioni della morte di Archimede. Nella prima afferma che un soldato romano avrebbe intimato ad Archimede di seguirlo da Marcello; al suo rifiuto di farlo prima di aver risolto il problema cui si stava applicando, il soldato lo avrebbe ucciso. Alla notizia dell'uccisione dell'inventore, Marcello avrebbe fatto immediatamente uccidere il soldato per squartamento, visto che aveva dato ordine di catturare il luminare vivo date le sue notevoli capacità. Nella seconda un soldato romano si sarebbe presentato per uccidere Archimede e quest'ultimo lo avrebbe pregato invano di lasciargli terminare la dimostrazione nella quale era impegnato. Nella terza, dei soldati avrebbero incontrato Archimede mentre portava a Marcello alcuni strumenti scientifici, meridiane, sfere e squadre, in una cassetta; i soldati, pensando che la cassetta contenesse oro, lo avrebbero ucciso per impadronirsene.

Secondo Tito Livio e Plutarco,Marcello, che avrebbe conosciuto e apprezzato l'immenso valore del genio di Archimede e forse avrebbe voluto utilizzarlo al servizio della Repubblica, sarebbe stato profondamente addolorato per la sua morte. Questi autori raccontano che fece dare onorevole sepoltura allo scienziato. Ciò non è però riferito da Polibio, che è considerato fonte più autorevole sull'assedio e il saccheggio di Siracusa.

Cicerone racconta di avere scoperto egli stesso la tomba di Archimede grazie ad una sfera inscritta in un cilindro, che vi sarebbe stata scolpita in ottemperanza alla volontà dello scienziato.

« Summis ingeniis dux et magister fuit »
« Dei più alti ingegni fu guida e maestro »
(J.L. Heiberg, Archimedis opera omnia III, Prolegomena XCV)

Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Archimede
Foto:Statua di Archimede in un parco a Berlino.

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Antoni Gaudì: la Sagrada Famìlia


Antoni Plàcid Guillem Gaudí y Cornet (questo il suo nome completo), appartenente ad una famiglia di artigiani, si diplomò nel 1878 alla Scuola Superiore di Architettura di Barcellona, ma già durante gli studì, riuscì a lavorare con i migliori architetti del tempo.
In quello stesso anno a Parigi, Gaudì ebbe modo di conoscere quello che sarà il suo principale committnte, l'industriale Eusebi Güell y Bacigalupi.
Per questo imprenditore illuminato, realizza opere che, pur inserite nel contesto europeo dell’Art Nouveau non trovano paragone per originalità e capacità espressiva, nella capacità di utilizzare i materiali più vari, e particolarmente per l’uso plastico di un materiale all’epoca ancora innovativo; il cemento.
Nel 1884 ottiene la direzione dei lavori della basilica della Sagrada Familia, una costruzione che assorbirà le sue energie fino al giorno della sua morte e che non riuscirà a completare. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nel cantiere della Sagrada Familia in una solitudine quasi da eremita, lavorando costantemente in un'opera del tutto unica, in cui la sua capacità compositiva si è esaltata nella reinvenzione di forme legate all' Architettura Gotica.
Il 7 giugno del 1926 fu investito da un tram. Il suo aspetto trasandato ingannò i soccorritori, i quali lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all'ospedale della Santa Croce, un ospizio per i mendicanti fondato dai ricchi borghesi della Catalogna. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Familia, e morì il 10 giugno.
Nonostante questa fine quasi miserabile, al suo funerale parteciparono migliaia di persone. I Barcellonesi lo definirono dal quel momento l'architetto di Dio. È sepolto nella cripta della Sagrada Familia. Attualmente, per lui, la chiesa Catalana ha avviato una pratica di beatificazione.
Quasi tutta l'opera del maestro è legata alla capitale catalana, la sola città spagnola in cui, a cavallo tra XIX e XX secolo, ci sia un principio di sviluppo industriale, padre di quel modernismo di cui Gaudì si rivelerà essere il principale esponente in patria spagnolo.
La sua carriera di architetto è caratterizzata dall'elaborazione di forme straordinarie e imprevedibili, realizzate utilizzando i più diversi materiali (mattone, pietra, ceramica, vetro, ferro), da cui sa trarre le massime possibilità espressive.
Tra le sue opere più importanti si ricordano:
 Pabellones Güell (1883, Barcellona)
 Sagrada Família (1884-1926, Barcellona)
 Casa Milà (detta La Pedrera) (1905-1907, Barcellona)
 Il Capriccio (Comillas, Santander)
 Parco Güell (1900-1914, Barcellona)
 Casa Vicens (1878-1880)
 Palazzo Güell (1885-1889, Barcellona)
 Collegio di Santa Maria de Jesús (1889-1894)
 Santa Coloma de Cervelló (1898-1915)
 Casa Calvet (1899-1904, Barcellona)
 Bellesguard (1900, Barcellona)
 Casa Batlló (1905-1907, Barcellona)
 Palazzo vescovile di Astorga
 Casa de Botines (León)

Fonte:www.edizioniedessae.forumcommunity.net
www.edizioniedessae.com

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